Fase 2, la Terra vista dalla luna – my fucking quarantine diary part VI
La messa è finita, andate in pace!
Amici superstiti, è con immotivato orgoglio che comunico a voi tutti che ieri ha avuto luogo il mio battesimo su Marte. Col fiato ancora trattenuto ho circumnavigato il nuovo pianeta osservandolo con candore, spalmata all’oblò della mia navicella. Dev’essere questa la sensazione che provano i pesci quando incrociano lo sguardo dei visitatori negli acquari, mi sono detta per tutto il tempo della veloce ronda che ho imposto a me stessa per produrre anticorpi al virus dell’agorafobia.
Somigliava ad un lento sabato di fine luglio la città riemersa dagli abissi in questo inizio maggio che non dimenticheremo. L’ho costeggiata in ogni latitudine osservandone scorci e figuranti per riconoscere segni familiari dietro le mute. Che strana questa terra vista dalla luna (che non lontana pulsava fino a quasi esplodere allineandosi ai battiti dei cuori tramortiti dei risuscitati)!
Il mondo si crede chissà chi ma in fondo è solo un set dismesso senza i suoi attori (quelli che ti fanno visitare nei tour organizzati negli Studios), ho pensato in un guizzo di ritrovata tracotanza. «Alla vostra sinistra potete ammirare la casa dove nel 1960 Alfred Hitchcook girò Psycho. Hi Norman, hi everybody».
«Ciao Norman, ciao psicopatici» ho salutato le scenografie in disuso del nostro film precedente che una dopo l’altra si alternavano al mio cospetto, sentendomi più che un membro del cast una turista americana che tracanna diet coke in pantaloncini e visiera attendendo l’agguato dello squalo su una navetta Universal.
(Poche ore più tardi avrei piazzato la mia bandierina sulla crosta terrestre. Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per una disadattata)
Il virus non è morto ma è vivo e lotta assieme a noi! Gli scienziati si domandano perché abbia sterminato i cinesi di Wuhan e i laboriosi bergamaschi graziando quasi tedeschi e calabresi (e miracolando gli abitanti di Hong Kong e dell’Isola del Giglio). Scopriamo pure che Bela Lugosi non è morto ma ha fondato il partito dei vampiri, già in piazza a rivendicare il diritto a succhiare il plasma dei guariti.
«Chi è questa gente? Chi sono questi alieni? Perché mi conoscono?».
Sebbene il cielo sia d’una bellezza imbarazzante la sopravvivenza nel nuovo mondo si prospetta meno facile del previsto. Nella mia prima vera giornata di quasi vita non ho riconosciuto pressoché nessuno dei Visitors nascosti nelle armature che salutavano il mio passaggio.
Questa esistenza bonus è praticamente un after (se mi avessero avvisata ci sarei arrivata ubriaca almeno, e non morta di sonno)! Dopo tanto buio il ricongiungimento con la luce è glorioso ma al contempo inopportuno come quando ancora vestita dalla notte prima col sole alto affronti la passeggiata della vergogna sgattaiolando fuori da un festino.
Intanto che le mandrie tornano al pascolo ovunque s’ode l’eco delle cassandre che pronunciano vaticini catastrofici invitando le vacche a rientrare in fretta nei recinti altrimenti ad attenderle ci sarà il mattatoio.
Vivere o sopravvivere? Si domanda oggi Amleto messo al bivio che separa Netflix e lo spritz. Il diavolo è assai scaltro e per conservarsi muta pelle come il Covid ed entrambi potrebbero adesso aver assunto le seducenti sembianze del Campari o dello stallone costretto ai domiciliari con la consorte che vorrebbe ora assembrarsi con te per raggiungere il climax e in caso pure l’immunità di gregge. Che ansia!
Gli americani che stanno sempre avanti per ottenerla si sono rivolti invece che ai virologi direttamente ai p.r.. Scopriamo quindi che nello stato di Washington esiste un luogo chiamato Walla Walla e che alcuni dei suoi abitanti organizzano party con gli infetti special guest.
“Torna la febbre del sabato sera” potrebbero titolare i tabloid prima di passare al servizio successivo in cui Tony Manero attaccato a un respiratore mostra un cartello con su scritto “andrà tutto bene” e dai balconi parte “Stayin’ alive”. La paura di un nuovo lockdown è il vero nuovo coinquilino con cui ci toccherà dividere l’affitto in questa fase due.
“Restiamo vivi” potrebbe essere l’inno perfetto di questa nuova, sgangherata era in cui la città riprende ad agitarsi, tutti si scuotono ed io mi sento Neil Amstrong per il solo fatto d’aver tirato fuori la bici dal garage.
Carla Monteforte è una socialite professionista e make-up addicted, prestata occasionalmente al giornalismo. Se non è a Cosenza, Roma o Madrid, provate al bar